Gruppo Speleo di Rimini e Dintorni.....

venerdì 23 dicembre 2016

Programma Speleo GENNAIO-MAGGIO 2017

Le Uscite sono riservate ai Soci del Club Alpino Italiano in regola con il teseramento. Le Grotte in programma, salvo diversa indicazione, si sviluppano in verticale per ciò è necessario avere le conoscenze base per la progressione su corda. Il Programma potrà subire variazioni in caso di maltempo o in base alle condizioni delle Grotte.

Sabato 14 Gennaio 2017
GROTTA DI PASQUA (Rimini)

Domenica 22 Gennaio 2017
BUS DEL COLONNELLO (Ancona)

Domenica 5 Febbraio 2017
GROTTA DEI CRIVELLARI (Ravenna)

Sabato 18 e Domenica 19 Febbraio 2017
Grotta di due giorni da definire in quanto quella proposta c'è neve

Domenica 5 Marzo 2017
Cima Spitz (organizzata da Collina)

Sabato 11 e Domenica 12 Marzo 2017
CARSO TRIESTINO (Trieste) da verificare.

Domenica 9 Aprile2017
GROTTA DEL MEZZOGIORNO (Ancona)
Aperta anche agli escursionisti

Domenica 23 Aprile 2017
CORSO SPELEO

Domenica 30 Aprile 2017
CORSO SPELEO

Domenica 7 Maggio 2017
CORSO SPELEO

Sabato 20 e Domenica 21 Maggio 2017
CORSO SPELEO

Per info:
IS Sara Fattori  339.4816320
ISS Renato Placuzzi  333.4924010

sabato 17 dicembre 2016

Abisso Morning 17 Dicembre 2016


Dedicato a Giovanni Bertini Mornig, pioniere della speleologia in Romagna, questo abisso fu da lui visto solo nella primissima parte, fino a -18 m, ove c'era ''una strozzatura oltre la quale si apre una cavernetta''. Era l'autunno 1934, la grotta si chiamava ''Buco del Gatto'' (l'ampia dolina iniziale era nota da sempre e tuttora con questo nome si indica colloquialmente il vicino valico con cui la strada inizia a scendere in val Sintria) e di ciò che il triestino aveva esplorato resta un rilievo ed una breve descrizione. Su ''Il Resto del Carlino'' del 12 ottobre  Mornig scrisse che il Buco del Gatto ''anticamente sprofondava ancora raggiungendo una notevole profondità, e in seguito si è ostruito per le frane causate dall'improvviso crollo della parete superiore''. Da dove Mornig abbia tratto questa notizia, rivelatasi vera, resta un assoluto mistero. La via che porta al fondo è stata ''aperta'' solo cinquant'anni dopo, in seguito a scavi abbastanza impegnativi che hanno permesso di allargare diverse strettoie. La profetica intuizione del Mornig forse fu dovuta all'osservazione di correnti d'aria o forse al ''fiuto'' da chi ha già sceso parecchi abissi sul Carso. Sia come sia, è del 9 febbraio 85 il ''forzamento'' dei passaggi che superano la frana e conducono al Pozzo del Pensionato, un brutto salto di una ventina di metri che immette finalmente in una galleria di roccia sana dove si cammina. Si scende allora fino ad incontrare un ruscello proveniente da una bassa fessura sulla destra, risalibile solo per breve tratto ma seguibile verso valle, pur bagnandosi, nella galleria che si è rimpicciolita a mo' di budello. Incredibilmente (non esistono altri esempi del genere sulla Vena), il budello sbuca su un grande pozzo, profondo 18 metri ma più impressionante per la vastità dell'ambiente e per la bellezza della colata stalagmitica sulla quale il ruscello precipita. Per evitare la cascata si scende solo per pochi metri e si traversa a destra su concrezioni che permettono di raggiungere un ballatoio da cui ci si cala nel vuoto fino al fondo. Il Pozzo Farolfi (questo il nome dell'ambiente, dedicato a Rodolfo Farolfi, indimenticato speleologo faentino scomparso nel 1979) è in realtà un vasto salone che costituisce il punto nodale della cavità e dell'intero sistema ( punto . Ai piedi della cascata il ruscello confluisce in un collettore che scorre esattamente verso nord fino ad un basso laminatoio che dopo poco tende a sifonare. Resta aperta solo la via verso monte, dove però il collettore scorre sotto un enorme cumulo di massi in frana che preannuncia la vasta Sala del Disperso  il cui nome rende l'idea dei punti di riferimento, specialmente per i primi esploratori che realmente li persero. Un passaggio basso permette di reincontrare il letto del torrente presso un'altra confluenza di rara bellezza: dalla destra idrografica (est) sopraggiunge un affluente a cascatelle gradonate tra vasche e concrezioni mammellonari. L'acqua proviene da un sifone poco sopra (Sexiphone) e si è dimostrato essere la stessa dell'Abisso Fantini (colorazioni del 23/03/86). Salendo alla Sala del Disperso è possibile, tramite vari passaggi - il più spettacolare dei quali è ''La Terrazza'' - riaffacciarsi sul Pozzo Farolfi, oppure portarsi verso monte (sud), dove l'unico passaggio percorribile scende ad una condottina di troppo pieno (Ramo dei Sassi Neri)  che a sua volta immette in una galleria larga qualche metro ma bassissima, percorsa sempre dal collettore. Anche strisciando nell'acqua non si può fare che un breve tratto, ma comunque sappiamo (tramite i granuli di polietilene utilizzati come traccianti nel 74 dal G.S.Faentino e ritrovati poi nei livelli di piena fin dalle prime esplorazioni dell'85) che questo è il torrente che proviene dal non lontano Inghiottitoio di Ca' Piantè. Si completa così un mosaico: il Mornig è la classica cavità assorbente che intercetta un importante collettore seguibile sia a valle che a monte, dove riceve un altro affluente. La morfologia è per molti versi unica (per lo meno al Pozzo Farolfi e presso la confluenza con le acque provenienti dal Fantini), ma ancor di più, ciò che riesce a stupirci di questa grotta e la rende priva di paragoni sulla Vena, è la presenza di ambienti diversissimi tra loro che si sostituiscono l'uno all'altro improvvisamente. La ripetizione della grotta è oltremodo consigliabile, fatti salvi due ordini di cautele: nel complesso risulta assai impegnativa e quindi non adatta ad uscite propedeutiche o di corsi; l'ambiente è tra i più belli e integri del sottosuolo della Vena e lo speleologo deve cercare di lasciare meno tracce possibili di sé e del proprio passaggio.
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sabato 3 dicembre 2016

Grotta del Colonnello 3 Dicembre

Tra le cavità minori del comprensorio di Genga-Frasassi, il Buco del Colonnello merita di sicuro un posto d'onore. La grotta, infatti, pur avendo uno sviluppo plano-altimetrico abbastanza contenuto presenta degli ambienti sorprendenti ed una rara moltitudine di concrezioni.                       




                      




giovedì 6 ottobre 2016

Abisso del Giacinto 6 ottobre 2016

 
Questa grotta, praticamente un unico pozzone da 94m, si trova nei pressi della località San Giorgio, nell'Alta Lessinia. Mezz'oretta di camminata tranquilla per arrivare all'ingresso.
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domenica 31 luglio 2016

Grotta grande delle Tassare o degli Arditi Monte Nerone (Piobbico)

Le esplorazioni della Grotta delle Tassare ebbero inizio nel 1935 quando un gruppo di giovani di Piobbico guidati da Don Giuseppe Rinaldini si inoltrarono al suo interno. La grotta si apre con il suo ingresso principale a 1050 metri di quota, alla base di una parete che sovrasta la forra del Fosso Presale, incisa sul versante Nord-Est del Monte Nerone. Nel 1951 la Grotta delle Tassare fu presentata come la terza al mondo per profondità. I 505 metri allora dichiarati rappresentavano in effetti una grande misura, ricordando che la speleologia non aveva ancora evoluto le moderne tecniche di progressione verticale e non aveva ancora ramificato capillarmente la sua attività esplorativa in tutto il territorio. 
Nella relazione congressuale viene anche ricordato che a 165 metri è stato ritrovato lo scheletro di un Orso bruno (Ursus arctos) inglobato in un ammasso stalagmitico e a 305 metri lo scheletro completo perfettamente conservato di un altro orso,oggi al Museo di Scienze Naturali di Verona.
Il rilievo Maucci del 1952 e le successive integrazioni portate da autori e gruppi diversi, hanno rimaneggiato la profondità alla pur sempre rispettabile profondità di 438 metri, ingresso alto compreso. La grotta ha perduto la sua preminenza mondiale, ma rimane tuttavia la più profonda delle Marche. 

ll Buco del Prete, o ingresso alto, introduce in un labirintico sistema di piccole gallerie fossili, cioè abbandonate dalla circolazione idrica, che scende all'ingresso basso, il quale rappresenta l'ingresso della grotta delle Tassare propriamente detta. 
Fino a 300 m di profondità il sistema ipogeo, salvo piccoli salti poco significativi, mantiene la pendenza media dell'interstrato su cui si è evoluto, che si aggira sui 35 gradi. 
All'altezza del Pozzo Grande avviene uno sprofondamento in corrispondenza di una faglia e di lì in avanti la grotta cambia addirittura direzione con la galleria finale detta appunto "retroversa".






















domenica 1 maggio 2016

Buco Bucone

Monte Serra Santa; comune Gualdo Tadino; quota s.l.m. m 1270; carta IGM 123 I SO Gualdo Tadino, long. 0°21’32” Est, lat. 43°14’19,8” Nord; sviluppo spaziale m 385, sviluppo in pianta m 169, dislivello m –216.


L’abisso si sviluppa nel Calcare Maiolica del Cretaceo Inferiore, strati di calcare di modesta potenza alternati a sottili strati di selce; è costituito da un susseguirsi di pozzi impostati su evidenti fratture, collegati da brevi strettoie. Frequenti i fenomeni di crollo, modesto il concrezionamento.  Modesta la fauna ipogea: il primo pipistrello è stato osservato solo il 30.10.1983 in cima al pozzo Tagina.